APPELLO AI LAVORATORI
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Nonostante i trombettai della borghesia continuino a spacciare come morto il comunismo, il comunismo è vivo e vegeto, e si appresta a portare razionalità e ordine nel mondo, così come ha fatto nell’ultimo secolo. I più urlano, però ricordando i crimini del comunismo. Dai banchi dell’Europarlamento i rappresentanti della borghesia europea ne hanno approvato la criminalizzazione: c’è da demonizzare un’alternativa concreta a fronte del fallimento del capitalismo nel garantire benessere sociale e sostenibilità ambientale. Il blocco della NATO, che comprende ormai quasi tutti gli Stati dell’UE, designa in buona parte il campo imperialista occidentale, con le basi logistiche più avanzate proiettate in Asia e Medio Oriente, regioni strategiche per il saccheggio di materie prime ed il controllo di manodopera a buon prezzo. Tra i 30 Stati membri la leadership indiscussa è ancora in mano agli Stati Uniti d’America, il vero “impero del male” che dispone del maggiore potenziale militare ed economico, seppur con gravi carenze strutturali che ne accentuano l’instabilità interna.
Nonostante le omissioni dell’industria mediatica, nell’attuale crisi risuonano aspri e lividi i tamburi di guerra, con Cina, Russia e tutti i paesi non allineati bollati come principali nemici dai circoli dominanti della borghesia statunitense. In gioco ci sono gli interessi delle multinazionali a guida occidentale e quindi del dominio “globalizzato” ribadito nel “Terzo Mondo” dopo il crollo del blocco socialista (1989-91). Sul fronte interno ci si prepara alla crociata contro il comunismo, sollecitando il proletariato e la piccola borghesia con propaganda razzista e xenofoba e rinfocolando un’atmosfera da neo guerra fredda.
Tutto ciò accade nel pieno della crisi economica più rilevante del secolo, che mostra la totale inadeguatezza del capitalismo a fronteggiare un’epidemia ad alto tasso di contagiosità. Mentre l’economia sprofonda si rafforza la tendenza alla concentrazione dei capitali dalla “periferia” al “centro” e a pagarne le spese è sempre più il proletariato, in particolare di quei Paesi la cui finanza pubblica è sotto maggiore pressione sui mercati internazionali. Nel caso italiano i Paesi del “centro” utilizzano la difficoltà nel reperimento dei capitali per commissariare “de facto” il nostro Paese, subordinando programmi di aiuti ad agende politiche imposte, finalizzate al depauperamento del settore pubblico e alla svendita dei pochi beni pubblici rimasti. La necessità di un “comunismo scientifico” è una delle chiavi per salvare l’umanità dalle catastrofi che la natura periodicamente ci riserva, e su cui talvolta l’uomo mette lo zampino. Solo attraverso la socializzazione dei saperi e la cooperazione degli scienziati l’umanità potrà superare le sfide che l’attendono, ma tutto ciò non è possibile sotto il capitalismo imperialista, la cui logica vampiresca dedita al profitto può essere riassunta col motto “mors tua vita mea”.
Oggi questi dati sono chiari alle principali organizzazioni comuniste (anche italiane), ma l’analisi teorica, e di conseguenza la prassi, educatesi per decenni in un clima di trionfante revisionismo, va ancora consolidata e affinata. Emerge in particolar modo il problema del giudizio sulla Cina, che alcune retroguardie molto pericolose della sinistra italiana continuano a chiamare “blocco imperialista”.
Il popolo, soprattutto la gran parte della classe lavoratrice, non ha ancora preso coscienza di queste dinamiche, perché il sistema è costruito ad arte per rendere il cittadino un suddito disinformato e mansueto. Viviamo inconsapevoli in un mondo orwelliano, in una sorta di totalitarismo morbido. La Storia è stata a tal punto riscritta che le menzogne sono ormai entrate nel senso comune, con una resistenza sempre più scarsa perfino nel ceto intellettuale progressista, quasi interamente sussunto dalla classe dominante borghese.
La storiografia più recente ha svelato a tutti quanto sia stato avanzato il revisionismo storico dopo l’offensiva ideologica della borghesia occidentale, dilagando prepotente dagli anni ’50 perfino negli ambienti progressisti, proletari e comunisti. Un’offensiva vittoriosa anche grazie al revisionismo interno allo stesso movimento comunista internazionale, le cui origini risiedono nel XX Congresso del PCUS (1956). Si è progressivamente affermato sul finire del secolo lo slogan “TINA” (“There is no alternative”), accompagnato dalla diffusione indisturbata dei paradigmi analitici del “totalitarismo comunista” e dello “stalinismo”, ormai norma insegnata in tutte le scuole.
È stata fatta piena luce sulle falsità riguardanti i “crimini del totalitarismo comunista”, dando avvio alla prima grande offensiva ideologica contro il revisionismo storico “liberale”. La borghesia ha condotto indisturbata, se non assecondata anche da intellettuali sedicenti “marxisti”, negli ultimi decenni una linea ideologica di esaltazione di una libertà emanata solo formalmente e ipocritamente, in quanto fondata sull’individualismo e sull’omissione sistematica dei propri crimini compiuti contro i popoli di tutto il mondo, compresa la propria stessa nazione, come ci insegna peraltro un’analisi materialista di tutta la Storia dell’Umanità.
Sono stati dimostrati scientificamente gli orrori compiuti dall’imperialismo in tutto il mondo (ai quali spesso solo i comunisti e i sovietici si sono opposti), in un dominio che continua tuttora nella gran parte dell’America Latina, in Africa, in buona parte dell’Asia, colpendo perfino le aree più arretrate dell’Europa. I comunisti e le comuniste devono buttare in faccia a tutti i benpensanti e ai moralisti la vera natura violenta della loro “democrazia”.
Non è possibile ragionare in termini di “occidentali contro orientali”, “democrazie contro dittature”, e tanto meno “cristiani contro islamici” o “italiani contro immigrati”. Il principale canone interpretativo deve essere “imperialismo contro socialismo”, in una lotta che è ben lungi dall’essere terminata, e che minaccia di risolversi in maniera non pacifica in un grande scontro finale dai rischi catastrofici, nel caso in cui l’imperialismo dominante, quello statunitense, non accetti pacificamente di perdere il proprio impero egemonico mondiale costruito durante gli anni della Guerra Fredda.
In questo contesto diventa non solo una scelta, ma una necessità la scelta di portare avanti una “Battaglia Culturale” che non esiti ad imbracciare la verità storica e contribuire a diffonderla in primo luogo in seno al movimento comunista, che può darsi obiettivi concreti di intervento politico:
1) lavorare sistematicamente ad una promozione e pubblicizzazione della cultura marxista e leninista, riscoprendone princìpi originari e analisi, per farla rientrare nel dibattito pubblico e politico. In pari tempo procedere ad un’attualizzazione di tale cultura, aggiornando il marxismo-leninismo alle lezioni storiche dell’ultimo secolo;
2) forgiare con una salda formazione politica la militanza rivoluzionaria di migliaia di partigiani che credono ancora nella necessità di lottare per cambiare il mondo;
3) lanciare una grande campagna contro il revisionismo storico promosso dalle massime istituzioni italiane – finanche i Presidenti della Repubblica (vedi il “Giorno del Ricordo” istituito nel 2004) – impegnate in un processo di ricostruzione della storia in senso neofascista e anticomunista; il radicamento sul territorio, e la conseguente costruzione di “casematte”, sono indispensabili per promuovere iniziative politiche e culturali ad ampio raggio;
4) promuovere la revisione sistematica dei manuali di testo scolastici per aggiornarli alle scoperte più recenti della storiografia;
5) sviluppare l’azione di rafforzamento di Solidnet.org, costruendo un dipartimento che si occupi di tradurre i più importanti documenti politici prodotti in loco e all’estero.
Questa “Battaglia Culturale” è la premessa per rilanciare la necessità di una seria Internazionale Comunista permanente, fondata su una salda consapevolezza teorica e politica delle problematiche attuali a livello mondiale e di conseguenza consapevole del ruolo dei comunisti nell’Europa Occidentale, una delle aree di punta dell’imperialismo mondiale. In tal senso è auspicabile dialogare e collaborare costruttivamente con tutte le organizzazioni comuniste esistenti, lavorando ad una loro riunificazione sulla base della riacquisizione di una teoria condivisa, la più avanzata possibile. Non ci si propone di agire solo sul fronte italiano, ma di stimolare su questi temi il dibattito anche nel movimento comunista internazionale, a partire dal confronto, indipendente ma organico, con le realtà organizzative più avanzate nel panorama europeo: il Partito Comunista Portoghese (segnalandone una politica interna contraddittoria in merito alle alleanze col centro sinistra) e il KKE (evidenziandone una politica internazionale troppo schematica). Questi nuclei di resistenza, non a caso disposti alla provincia dell’impero, possono risultare determinanti per la rinascita di un blocco alternativo alle inadeguatezze strutturali della Sinistra Europea e ai grandi limiti del GUE-NGL ed è per questo che dall’Italia può arrivare un messaggio di unità e sintesi. Se l’unità politica va fatta su analisi e princìpi condivisi, va calibrata la tattica con cui aggregare le forze stimolando una serie di opportune campagne europee.
Rimettiamo al centro l’analisi leninista dell’imperialismo, aggiorniamola agli insegnamenti forniti da 100 anni di Storia e confrontiamola con i dati empirici offerti dalla presente realtà globale: se utilizziamo queste preziose “lenti” avremo la consapevolezza che la proposta politica dei comunisti italiani oggi deve essere quella di far uscire il Paese dalle catene delle strutture imperialiste della NATO e dell’Unione Europea.
L’ottica strategica necessita di porre la questione della presa del potere per la trasformazione in senso socialista della società. Solo attraverso una rivoluzione socialista sarà possibile riscattare le speranze delle generazioni presenti e future di questo Paese, dando anche un segnale di emancipazione ai popoli di tutta Europa, invitati a sollevarsi dalla tirannia della finanza internazionale e delle relative borghesie nazionali.
Solo se saremo capaci di costruire un simile scenario avremo dato un contributo fondamentale nell’imminente scontro di classe mondiale tra l’imperialismo occidentale e il resto del mondo che ha osato alzare la testa grazie all’esempio e al supporto della Repubblica Popolare Cinese, di Cuba, della Corea del Nord, del Vietnam, del Venezuela e di tanti altri Paesi, socialisti e non, che osano ancora disobbedire agli ordini di Washington decidendo da sé come regolamentare le proprie politiche economiche.
La borghesia sa bene come nonostante la caduta dell’Unione Sovietica, il grande nemico storico dell’imperialismo mondiale nel XX secolo, il “nuovo ordine mondiale” annunciato nel 1991, sia in crisi. Dopo oltre 70 anni si sta incrinando sempre di più il dominio dell’impero statunitense e dei suoi alleati (Italia compresa) sul resto del pianeta, e ciò avviene in primo luogo per merito della Repubblica Popolare Cinese, grazie alla sapiente guida del Partito Comunista Cinese, che in 30 anni ha tolto 700 milioni di persone dalla povertà, ha trasformato il Paese nella prima economia mondiale in termini di PIL e sta ristrutturando la globalizzazione sulla base della cooperazione economica internazionale pacifica. La Cina ha fatto parte di quel gruppo di Paesi ad economia “emergente” che, pur tra molte contraddizioni, hanno rappresentato l’unica barriera di contenimento e di difesa rispetto alle aggressioni politiche ed economiche da parte degli USA, che hanno spadroneggiato nel mondo dopo il tradimento dei falsi comunisti a danno dei Paesi socialisti e progressisti. La reazione statunitense è feroce e si organizza attraverso il finanziamento e l’avvio delle cosiddette rivoluzioni colorate, i golpe, le destabilizzazioni economico-commerciali e le guerre militari (vd Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina, Ecuador, Bolivia, Venezuela, Brasile, ecc.).
L’imperialismo però fa sempre più fatica a contenere le Resistenze incarnate da Governi che difendono la propria dignitosa indipendenza. Nella Storia è accaduto di rado che un Impero abbia accettato il proprio declino senza far ricorso ad ogni strumento possibile in proprio possesso. Il rischio di una nuova Guerra, forse mondiale, non è da escludere. Tutto è possibile ma niente è impossibile per i popoli che guadagnano coscienza storica, politica e di classe. Non esiste nulla di più forte delle masse, quando si organizzano politicamente.
Abbiamo sollecitato una “battaglia culturale” e per anni abbiamo lavorato nella maniera che ci è sembrata migliore. Chi in un partito, chi in organizzazioni di varia tipologia, chi usando una penna o un computer. Non pochi, delusi, si sono concentrati sulla propria vita privata.
Gli sviluppi socio-politici degli ultimi mesi ci pongono ora di fronte ad una responsabilità storica, per adempiere alla quale occorre una forza di fuoco maggiore. Riconosciamo che il Partito Comunista è l’organizzazione che meglio di tutte sta procedendo ad una ricostruzione politica adeguata, con un radicamento territoriale in costante crescita e una linea migliorabile in alcune sfumature ma solida nei suoi pilastri essenziali. Sappiamo che le analisi fatte in questo documento non sono condivise da tutti, ma proponiamo di verificarle concretamente, costruendo un confronto ad ampio raggio, per avanzare nell’analisi e nella capacità egemonica del partito.
È con questa fiducia nelle capacità del segretario generale e del gruppo dirigente del PC che ci avviciniamo per offrire il nostro contributo, chiedendo la tessera “sostenitore” del partito. Invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici, i compagni e le compagne, che in questi anni hanno masticato amaro, a svegliarsi dal torpore e a diventare costruttori del proprio riscatto, facendo altrettanto.
Dobbiamo costruire l’esercito rivoluzionario.
FIRMATARI
Enrico Bezzi – ex militante Prc, impiegato, Civitavecchia
Luigi Ciancio – ex militante Prc (1996-2008) a Francavilla in Sinni con ruoli dirigenziali e istituzionali, operaio, Crevalcore (Bo)
Andrea Contemplano – Milano
Fabrizio De Paoli – ex segreteria Prc Civitavecchia, operaio logistica
Francesco Fustaneo – giornalista, Palermo
Mario Gaglio – ex militante Prc, ingegnere delle telecomunicazioni e docente, Milano
Dario Giovetti – social media manager, Bologna
Alessandro Pascale – ex militante Prc (2008-2018), insegnante, ricercatore storico, autore di Il totalitarismo liberale e Storia del Comunismo, Milano
Giacomo Sferlazzo – cantautore, militante politico, Lampedusa
Clara Statello – militante internazionalista e giornalista, Catania
Ilaria Teofani – 15 anni di militanza e dirigenza territoriale, tra Roma e Civitavecchia, in Pdci e Prc. Progettista e tutor nell’ambito della formazione, Valle d’Aosta-Piemonte.
Roberto Vallepiano – scrittore e giornalista, Ventimiglia
PER SOTTOSCRIVERE QUESTO APPELLO
mandare una mail a info@intellettualecollettivo.it indicando nome, cognome, professione, luogo di domicilio, e un vostro commento. Le adesioni con questi dati saranno resi pubblici, salvo indicazioni contrarie, sul sito Intellettualecollettivo.it e verranno segnalate agli organismi del Partito Comunista che prenderà in esame le richieste.
ADESIONI (aggiornato al 19 settembre 2020):
-Mario Eustachio De Bellis, insegnante in pensione, Roma, ex PC(m-l)I, DP, PRC, iscritto USB, presidente della sez. ANPI – Appio
-Pietro Terzan, operaio e storico, Lavis (TN)
-Alessandra Franchini, operatrice sociale, Bastiglia (MO)
-Crevatin Dussan, operaio forestale, Ginosa Marina (TA)
-Matteo Capasso, ricercatore universitario, Firenze
-Cristiano Gianetta, operatore nei servizi di portierato, Borgofranco d’Ivrea, ed PRC (1995-2011), PDCI e PCDI (fino al 2016)
-Raffaele Coppola, pensionato, Salerno
-Jean-Claude Martini, Direttore del Centro Studi Italiano sul Juche e membro dell’Associazione d’Amicizia e Solidarietà Italia-RPDC, Firenze
-Roberto Romeo, docente universitario, militante politico, Messina
-Alessio Flammia, Agente immobiliare, Presidente associazione giovanile Waves Eventi, Castiglioncello (LI)
-Erminio Liguori, dirigente II livello Cardiologo-Endocrinologo, ex FGCI-PCI (dal 1962), S. Agnello (NA)
-Fabio Burani, Palermo
-Stefano Maria Ursini, Bari
-Stefano Di Iorio, funzionario pubblico, Milano
-Manlio Padovan, pensionato, Papozze (RO)
-Osvaldo Indrieri, manutentore metalmeccanico, Cosenza
-Filippo Papini, Studente e ricercatore, Montelupo Fiorentino (FI)
-Lorenzo De Luca, disoccupato, Brescia
-Marco Speranza, educatore, ex coordinatore provinciale GC Imperia, Ventimiglia
-Sergio Corradi, insegnante, militante dalla fondazione in Rifondazione Comunista, Circolo di Rho (MI).
A chi esita
“Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.”
(Bertolt Brecht)
STORIA DEL COMUNISMO
Storia del Comunismo. Le lotte di classe nell’era del socialismo (1917-2017).
Un secolo di storia contemporanea riletto in 4 tomi con la metodologia del materialismo storico. A cura di Alessandro Pascale, storico e insegnante.