ORA L’UNITÀ PER IL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA
Ammetto di aver firmato questo appello per con poche speranze che riesca ad ottenere il risultato ottenuto. Negli ultimi mesi ho maturato l’impressione che ci siano molte forze che lavorino per favorire l’ulteriore disgregazione e frantumazione del già fragilissimo movimento comunista.
Il loro obiettivo è evidentemente quello di impedire che una forza comunista possa ergersi con un certo successo all’opposizione del governo Draghi, in un momento delicatissimo per l’intero Occidente capitalistico.
Non è questa la sede per aggiungere un’ulteriore analisi a quella già presente nell’appello, che ritengo un’ottima base di partenza che mi sembra condivisibile per chiunque abbia un minimo di buon senso.
Mi sembra altrettanto di buon senso partire dalla consapevolezza che le poche migliaia di comunisti militanti rimasti in questo paese debbano trovare la forza di superare le diffidenze e le ostilità reciproche per provare a costruire assieme quella necessaria avanguardia di cui c’è disperatamente bisogno.
Il potere già lavora alacremente per favorire il sorgere di finte opposizioni pronte ad alternarsi al vertice del sistema senza che nulla cambi, perpetuando una serie di inganni in cui il proletariato è caduto troppe volte negli ultimi decenni.
Chi non ha occhi per vedere tali processi, con il conseguente aggravamento della situazione politica, sociale e culturale del paese e della sua classe lavoratrice, non può certamente dirsi concretamente comunista.
Comunista può dirsi soltanto chi, nella consapevolezza della gravità del contesto e partendo da un’analisi concreta e dialettica della fase, comprende che non è possibile né una lotta egemonica, né una riorganizzazione stabile e proficua di un partito solido.
La permanente disgregazione di gruppi, che pur negli ultimi anni hanno compiuto grandi passi in avanti verso un riesame critico delle proprie posizioni teoriche, pregiudica un’adeguata capacità operativa pratica.
Questa constatazione, dura e autocritica, prende atto che il perpetuarsi di questa “guerra tra bande” di cui ho parlato in passato non risulta utile a nessuno, togliendo credibilità non solo alle organizzazioni esistenti, ma perfino all’ideale che sostengono.
A risultarne danneggiato è in ultima istanza quel popolo che continuiamo a lasciare indifeso e senza direttive politiche, perché anche quando queste sono presenti nei comunicati ufficiali non riescono nemmeno ad arrivare nei luoghi di lavoro e nelle case degli sfruttati, e quando vi arrivano non risultano credibili se non trovano come riscontro una pratica coerente che non abbiamo la forza di praticare per la nostra incapacità di radicarci sul complesso del territorio nazionale. Non si creda che l’unità dei comunisti attuali permetterebbe di superare questi ostacoli in tempi brevi, ma sarebbe un primo piccolo passo in avanti che potrebbe sollevare alcune energie nuove.
Contro gli infantilismi e i settarismi è quindi giusto tentare questa manovra con cui provare per l’ennesima volta a tendere verso un’unità di chi abbia consapevolezza che occorra ripartire anzitutto dalle conquiste teoriche del marxismo-leninismo, rivedute criticamente alla luce dell’esperienza storica dell’ultimo secolo.
Quando vi sia unità di vedute sui fondamentali e sulla piattaforma teorica da cui partire, si può concordare e costruire assieme percorsi pratici adattabili alla fase.
Sbaglia chi pensa di ignorare il nesso dialettico quantità/qualità puntando tutto sull’azione politica tesa a valorizzare la propria organizzazione. Troppo residuali sono ormai le forze in campo per ottenere significativi successi contro il regime totalitario attuale, specie se ciò avviene in concorrenza con altre forze di simile valore ed entità.
Sbaglia chi pensa che i contrasti tattici impediscano un’azione comune. Quel che conta è la condivisione dell’impianto analitico e della strategia da seguire. Su questa base, se si riesce a superare le antipatie personali, si può costruire qualcosa di solido, lavorando alla predisposizione di una tattica condivisa su cui piegarsi tutti a seguito di un dibattito serrato.
Ci si può girare attorno quanto si vuole, ma la capacità del movimento comunista di risollevarsi passa inevitabilmente dalla sua credibilità. Nessun comunista potrà essere credibile se non sarà riuscito ad operare attivamente contro questa assurda e anacronistica divisione politica.
Sono convinto che servirebbe lavorare ad un’assemblea nazionale del movimento comunista italiano. La speranza è che questo appello possa contribuire a spingere in tale direzione.
18 novembre 2021
Alessandro Pascale
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