RISPOSTA ALLE ACCUSE DI ISKRAE SU BERLINGUER E ROSSOBRUNISMO

Dic 30, 2018 | articolo, in difesa del socialismo, materiali

Il 31 maggio 2018 è uscito sul sito Iskrae.eu un articolo che mi accusa di dire molteplici falsità. Inizialmente gli ho dato scarsissimo peso. Di fronte alle segnalazioni di diversi compagni mi ero limitato a dare una risposta pacata tramite i social network, la quale si è persa nel web nel giro di pochi giorni. Non altrettanto però è accaduto all’articolo censore. Nel momento in cui mi sono reso conto del fatto che, cercando il mio nome su google, l’articolo di Iskrae uscisse come quarto risultato, ho capito la necessità di dover pubblicare una risposta più consistente e duratura.

Una premessa, utile al lettore occasionale: il 15 dicembre 2017 ho pubblicato gratuitamente sul web un’opera di 2500 pagine che rilegge le vicende mondiali dell’ultimo secolo secondo la chiave del materialismo storico. Ho intitolato quest’opera In Difesa del Marxismo-Leninismo e del Socialismo Reale. Divisa in 24 capitoli, essa ha dedicato un capitolo, circa un centinaio di pagine, all’Italia. Pur essendo il frutto di anni di lavoro, passati ad accumulare analisi, fonti e materiali di varia tipologia, non ho mai escluso la possibilità che in un’opera così ampia ci potesse essere qualche errore. Non è un’opera perfetta, anzi in altra sede ne ho parlato come di una “bozza” fatta per stimolare una serie di studi, analisi e ricerche ulteriori atte ad approfondire le tematiche trattate. L’obiettivo era insomma portare il livello di elaborazione su un piano più avanzato da parte di un numero più ampio di compagni. Al tempo in cui scrissi l’Introduzione di In Difesa mi “tutelai” con una captatio benevolentiae, invitando il lettore a contattarmi per ogni evenienza o segnalazione di errori. Alcuni l’hanno fatto, segnalandomi per lo più refusi grafici, che ho corretto in attesa delle future rielaborazioni dell’opera.

I signori dell’Iskrae non hanno ritenuto di agire in tal senso, preferendo lanciare una fatwa di risposta alla pubblicazione di un estratto dell’opera: il 12 maggio 2018 infatti avevo pubblicato su Marx21.it un paragrafo che riportava le conclusioni politiche sulla segreteria Berlinguer, omettendo per ragioni di buon senso le decine di pagine precedenti di contestualizzazione e ricostruzione storica. La redazione del blog Iskrae, che a quanto mi risulta ha tra le principali personalità Andrea Montella e Paola Baiocchi, mi accusa di essere un “seguace del rossobruno Costanzo Preve” e di dire “falsità, tutte interne alla propaganda massocapitalista e animate da anticomunismo atlantico”. Nel finale si parla di “balle spaziali” dette “su il Compromesso storico, la Nato, l’Eurocomunismo, l’Austerità, l’Urss, Napolitano, Cossutta, Occhetto, ecc”.

Queste accuse, ridicole, mettono in discussione non solo la mia professionalità lavorativa (storico e insegnante), ma anche la mia identità politica, di comunista e antifascista. I compagni e le compagne che mi conoscono non hanno chiaramente dato alcun credito a tale articolo, ma i settori meno militanti, avvicinatisi alle produzioni editoriali da me curate e interessati a vagliare la credibilità dell’autore, rischiano di essere fuorviati e ingannati, facendosi un’idea non corrispondente alla realtà, ossia con il lavoro decennale di divulgazione e propaganda comunista e antifascista che ho portato avanti finora. Se Marx dedicò un anno e un libro per attaccare Karl Voigt e le infamie che quest’ultimo raccontò sul moro di Treviri, mi sia concesso di dedicare due parole di risposta a questi signori, dato che purtroppo la strategia di non dare loro attenzione e visibilità ulteriore non ha funzionato.

1) Tutta la loro arringa si regge su una contestazione: nel 1975 non venne abbandonato dal PCI il marxismo-leninismo. Si sta ragionando su una questione formale, non sostanziale, perché analizzando i fatti storici e politici sono in molti i compagni (me compreso) che retrodatano la sostanza del processo di degenerazione (o evoluzione, a seconda dei punti di vista) di quel Partito. Analizziamo quindi la questione formale: appena uscito l’articolo di Iskrae, rispetto alla questione dello Statuto, controllai nel testo “Storia del PCI” di Albertina Vittoria, edizione Carocci 2006. Effettivamente i compagni avevano ragione: non fu il congresso del 1975 ma quello del 1979 (vd pp. 139-140) a sancire tale abbandono formale, il che mi portò immediatamente a correggere l’anno sull’articolo del sito Marx21. Ero in quel caso andato a memoria, sbagliando. Mea culpa. Chiedo scusa ai lettori per l’imprecisione e li ringrazio quindi per aver consentito di correggere un errore. Avrei apprezzato di più se prima di fare questa scomunica pubblica mi avessero mandato una mail personale, ma viviamo in un mondo in cui si gode di più nel distruggere piuttosto che nel costruire assieme. Per quanto riguarda la sostanza politica del punto, essa non cambia. Nel 1979 Berlinguer era ancora segretario. Le responsabilità politiche in tal senso rimangono nette.

2) Mi spiace che non si riesca ad avere la capacità di un confronto sereno e pacato su questioni di ormai 40 anni fa e che si formulino accuse e giudizi falsi. Non sono mai stato un seguace di Costanzo Preve. Il fatto di aver usato alcuni estratti del suo saggio Da Gramsci a Fassino, senza peraltro condividerne tutto l’impianto, non mi rende un suo seguace, altrimenti sarei un seguace di 80 pagine di bibliografia, secondo questa logica malsana. Sull’accusa di rossobrunismo aspetto da svariati mesi che venga motivata a dovere, dato che ho sempre dedicato massima attenzione e diffusione alla questione dell’antifascismo e del pericolo costituito dalle derive rossobrune, senza per questo usare strumentalmente il tema per una “caccia alle streghe” utile solo a condannare ogni tentativo di recupero di un’analisi leninista. Potrà far ridere ma si è assistito in effetti anche a questa sottile strategia messa in atto negli ultimi anni in Italia: alcuni settori della “sinistra”, al fine di legittimare il prosieguo di un eclettismo ideologico “liberal”, hanno iniziato a tacciare di rossobrunismo tutti coloro che ponevano la contraddizione antimperialista come la contraddizione principale.

Ci sono cioè settori della “sinistra” che si presentano come “progressisti”, talvolta perfino come “comunisti”, ma alla prova dei fatti utilizzano la questione antifascista come prioritaria su ogni altro aspetto (antimperialismo, anticapitalismo, lotta di classe), approdando spesso e volentieri ad una posizione morbida, se non conciliante, con il PD, con il centro-sinistra e con le strutture e sovrastrutture imperialiste (prime tra tutte NATO, UE, euro), in nome dell’unità contro le “destre”. Non sto dicendo che Montella e Baiocchi facciano parte del giro di questi schedatori seriali, giornalisti pennivendoli e delinquenti politici che hanno lanciato queste campagne perfino su alcuni media nazionali. Si può però far notare come il momento in cui hanno scritto quelle righe fosse particolarmente infuocato, lanciando di getto un’accusa grave, quella di rossobrunismo, senza alcuna argomentazione valida. Il lettore sarà libero di giudicare se nell’opera In Difesa del Socialismo Reale ci sia rossobrunismo. In pari maniera sarà libero di giudicare della professionalità e della serietà politica di un blog incapace non solo di identificare una campagna intimidatoria borghese fatta a regola d’arte, ma anche, a distanza di decenni, di accogliere con serenità un bilancio critico su un Partito che si è auto-distrutto meno di dieci anni dopo la morte di Berlinguer. Un Partito sano non si auto-distrugge nel giro di pochi anni. Così come l’URSS non è caduta solo per colpa dell’azione controrivoluzionaria di Gorbacev, alla stessa maniera non si possono imputare tutte le responsabilità al revisionismo socialdemocratico di Occhetto.

3) Sono sempre stato pronto al dialogo e lo sono tuttora. Anche con chi mi insulta politicamente. Non mi interessa portare avanti le antipatie e gli odi personali che impediscono un confronto politico, anche duro, ma corretto. Sono cresciuto politicamente tra compagni “anziani” che dicevano: “se viene lui io non vengo”. Trovo questi atteggiamenti immaturi e settari. Se i compagni di Iskrae vorranno confrontarsi seriamente e fornirmi argomenti e prove che ho detto falsità anche sulle altre questioni presenti nel pezzo, sono a disposizione e nel caso mi convincano non esiterò a rivedere le tesi da loro contestate. Li inviterei però a consultare almeno il resto del capitolo dedicato all’Italia e al PCI prima di attaccare un brano da lì estratto che costituisce una conclusione politica sulla base di una ricostruzione molto più ampia dei suoi anni di segreteria. Ognuno è responsabile delle sue azioni. Di sicuro questa non è la modalità migliore per favorire una ricomposizione dei comunisti in Italia. Altrettanto sicuramente credo che si possa ridare un po’ di credibilità a quei signori solo quando abbiano tolto quell’articolo infamante dal proprio sito. Sarebbero gradite anche le scuse, se non pubbliche, almeno private. I comunisti sono tali quando sono capaci di fare autocritica. Se sono comunisti.

4) Mi sembra opportuno spendere alcune parole ulteriori riguardo alla segreteria Berlinguer, al fine di precisare anche in questa sede il mio giudizio complessivo. Credo che nel complesso della segreteria Berlinguer vada trovata l’origine degli errori della sinistra attuale. Questo non vuol dire che la crisi attuale delle sinistre italiane sia colpa individuale esclusiva di Berlinguer, né intendo affermare che fosse suo obiettivo il tragico risultato attuale, ossia: la borghesizzazione completa del PD, l’abbandono totale del marxismo, la collaborazione con il grande Capitale, ecc. Quel che ritengo particolarmente grave è che sotto la sua segreteria il PCI abbia rafforzato sempre più la “via italiana al socialismo” giungendo ad una progressiva rottura con la teoria del marxismo-leninismo, oltre che con il movimento comunista internazionale. Tutti gli orrori della degenerazione successiva, anche se non voluti, scaturiscono direttamente o indirettamente da erbacce cresciute negli anni della sua segreteria. Ciò non è un atto di accusa personale, anche se evidentemente chi ha maggiori responsabilità in tal senso è il Segretario.

CONCLUSIONI

In generale non mi stupisce troppo che le critiche maggiori mi siano arrivate finora su due punti particolarmente spinosi a livello storico-politico: Stalin e Berlinguer. Il primo è odiato e vituperato per ovvie ragioni. Il secondo è rimasto per molti un santino intoccabile. Aver ribaltato questi luoghi comuni mi ha creato ostilità e qualche nemico. Ogni affermazione fatta su questi personaggi credo abbia visto però un sufficiente lavoro di contestualizzazione e ricostruzione storica, basata su una certa varietà di fonti. Rimando per entrambi alle parti relative di In Difesa del Socialismo Reale, ossia ai capp. 5-9 (per quel che riguarda Stalin) e al cap. 21 (per il PCI e Berlinguer).

Credo che la capacità di avere un’analisi condivisa del passato sia un presupposto ineludibile per riuscire ad avere un’analisi comune anche del presente. Per questo ritengo che l’operazione della Storia del Socialismo e della Lotta di Classe (con cui si rielaborano tutti i materiali di In Difesa in vista della pubblicazione editoriale con La Città del Sole) sia strategica: non potrà esserci nessuna seria ricomposizione della diaspora comunista che non riparta da una serie di dati e analisi condivisi e accettati unanimemente. In mancanza di ciò rimarranno la balcanizzazione, le polemiche più o meno sterili, le scomuniche reciproche, ecc. Gli errori delle sinistre più o meno comuniste continueranno a restare all’ordine del giorno, come pure la loro attuale scarsa rilevanza politica e sociale. Ci sono certamente forze politiche che hanno fatto progressi a livello ideologico-teorico, e che stanno provando pazientemente a ricostruire, ma credo che ciò non sia ancora sufficiente. Il lavoro da fare è ancora molto. Ai signori dell’Iskrae decidere su quale parte della barricata stare: su quella che intende ripetere acriticamente gli errori storici di 40 anni fa, riproponendo percorsi rivelatisi fallimentari, oppure se stare dalla parte della critica costruttiva e utile al movimento comunista odierno.

Alessandro Pascale

29 dicembre 2018

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