TOTALITARISMO LIBERALE E RISCRITTURA DELLA STORIA

Feb 18, 2023 | articolo

di Alessandro Pascale

Durante il congresso federale di Milano del Partito, durante uno dei molti interventi di saluto è stato detto ad un certo punto: “chi avrebbe mai pensato un anno fa che si sarebbe giunti ad un simile livello di revisionismo storico?

Questa domanda è caduta in effetti in un momento molto particolare, appena pochi giorni dopo una giornata della memoria in cui il totalitarismo “liberale” ha dato il meglio di sé, mostrando come possa concretamente funzionare un regime nella riscrittura quotidiana della storia. Nonostante lo scetticismo di molti, che fanno fatica a prendere coscienza di non vivere nel migliore dei mondi possibili, il 27 gennaio 2023 abbiamo assistito all’avviso di Google, il più potente e importante mezzo di ricerca di notizie (anche storiche), avvisare gli utenti che cercavano informazioni sulla liberazione del campo di Auschwitz che i risultati stavano cambiando improvvisamente. Così dopo 78 anni non solo ci viene annunciato che occorre sospendere il giudizio, ma d’improvviso viene fatto salire in testa agli indici di ricerca un articolo di tale Maurizio Stefanini che, senza alcun pudore, ci tiene a precisare che a liberare il campo di sterminio più tristemente famoso non sia stata l’Armata Rossa dei “russi”, bensì gli “ucraini” guidati da “un ebreo di Poltava”. Il fatto che l’Armata Rossa fosse semplicemente “sovietica” non è contemplato da parte dei professionisti dell’informazione. Così in tempi di guerra con la Russia, con la correlata russofobia dispiegata a piene mani, il regime fa il lavaggio del cervello in maniera apparentemente cialtrona ma in realtà molto temibile. Mai sottovalutare operazioni del genere, che rientrano in un progetto molto più ampio che affonda le sue origini non solo negli anni ’90 post-sovietici, ma nella storia stessa del conflitto tra capitalismo e comunismo, ed in particolar modo nella criminalizzazione continua del movimento operaio, specie da quando esso si è saldato con il socialismo di tendenza marxista (fine ‘800). La rivoluzione bolscevica avvenuta in Russia nel 1917 non ha fatto altro che far salire la campagna di demonizzazione e di falsità nei confronti dell’URSS. Lo sventolìo della bandiera rossa sul reichstag ha spazzato via per qualche tempo dalle menti delle masse le menzogne raccontate su un paese lontano e impenetrabile, ma prima ancora che i cannoni e le bombe della seconda guerra mondiale cessassero già ricominciava un progetto di lungo termine con cui la CIA ha pianificato una guerra psicologica tesa a demonizzare l’URSS e l’intero movimento comunista, sfruttando perfino tutta una serie di intellettuali progressisti di tendenza anarco-trockijsta. La qual cosa ha sicuramente funzionato, se consideriamo che tutt’oggi nei manuali scolastici e nelle menti di milioni di sinistrati rimane la convinzione che l’URSS sia stata un regime totalitario oppressivo e dispotico, mentre Stalin è stato elevato a complice ideale di Hitler. La risoluzione del Parlamento europeo con cui nel 2019 sono stati parificati nazismo e comunismo sta lì a ricordarci l’esito ultimo di questa campagna diffamatoria che si svolge nei minimi particolari, coinvolgendo tutti i più importanti mass media, attraverso una propaganda diretta e indiretta. Si pensi ad esempio alle modalità di rappresentazione dei sovietici e dei comunisti nelle serie prodotte da Netflix (9 milioni di utenti in Italia) e Amazon Prime (7 milioni): chi ha visto una delle serie più blasonate (ed esteticamente belle) come Stranger Things provi a riflettere accuratamente come cambi il giudizio storico-politico sugli USA e sull’URSS tra la prima stagione e la quarta… Vogliamo parlare invece del fatto che in testi scolastici come Lo sguardo da lontano e da vicino (corso integrato di antropologia, sociologia, psicologia curato da Elisabetta Clemente e Rossella Danieli; usato nei licei di scienze umane) scompaiano nelle nuove edizioni gli approfondimenti dedicati alle critiche alla società dei consumi e alle tecniche di manipolazione affrontate da filosofi come Marx, Adorno e Marcuse?

Molti pensano che la gente sia troppo in gamba per cadere in certi trucchetti. In realtà il 90% della gente normale non sa nulla di storia, e quei pochi che l’hanno studiata a scuola o a casa con serietà sono stati spesso e volentieri manipolati da testi revisionisti. È l’ANPI stesso a confermare che ormai non solo gli studenti, ma perfino i docenti sappiano molto poco di storia contemporanea. D’altronde perfino nei licei la maggior parte dei docenti di storia e filosofia ha una formazione universitaria filosofica… laddove vi sia poi consapevolezza del fatto che ogni costruzione di un canone scolastico sia un’operazione soggettiva (e quindi politica), ben pochi sono disposti a credere che gli siano state insegnate solo un cumulo di falsità durante la propria prolungata e variegata preparazione da parte di fior di baroni accademici.

Potremmo andare avanti a lungo, ma la questione vera è che abbiamo bisogno di dati con cui suffragare scientificamente tali affermazioni. Il Partito Comunista dovrebbe farsi promotore di una grande inchiesta, coinvolgendo ogni ulteriore organizzazione interessata a collaborare: basterebbe chiedere agli studenti, tartassati annualmente con spettacoli e conferenze di dubbia qualità, quale nazionalità abbia liberato il campo di Auschwitz. Basterebbe chiedere poi a tutti i docenti se siano d’accordo sull’accostamento di Stalin e Hitler (e più in generale dell’URSS comunista e della Germania nazista) nell’ambito della tesi degli opposti totalitarismi, secondo la ben nota tesi liberale di Hannah Arendt e Karl Popper, ormai trionfante da decenni in ogni testo scolastico. Se volessimo esagerare potremmo approfittare per fare domande anche su quel che si pensa del vergognoso giorno del ricordo, con cui da 20 anni ormai i “liberali” cercano di riabilitare poche migliaia di fascisti colpevoli di aver contribuito ad un altro genocidio avvenuto in Jugoslavia. Sono certo che i risultati sarebbero sorprendenti e ci darebbero il responso drammatico che forse servirebbe a scuotere dal torpore tutti coloro che hanno ancora un senso minimo di dignità.

 

GLI STRUZZI E GLI INTELLETTUALI DISSIDENTI

Vorrei approfittarne per rispondere in tal senso ad un intellettuale importante del movimento marxista italiano: Carlo Formenti il 21 gennaio se ne è uscito con un articolo intitolato Totalitarismo liberale e struzzi di sinistra in cui ci accusa (neanche troppo indirettamente) di eccessiva “timidezza” sul tema in questione, ricordando l’importante e paradossale vicenda di tre studiosi cechi (tra cui l’ex presidente del partito comunista locale) incriminati giuridicamente per aver messo in discussione un altro dei tanti tasselli della narrazione anticomunista e antisovietica: la responsabilità del massacro di Katyn.

Personalmente voglio un gran bene a Carlo Formenti e ne leggo sempre con grande interesse le sue opere. Comprendo la sua ostilità al progetto di Democrazia sovrana popolare (DSP), ma non la condivido, perché mi sembra non tenga conto adeguatamente della lezione leninista, restando purtroppo nell’alveo di un estremismo incapace di incidere concretamente sulla realtà. La sua è la storia di molti altri intellettuali validissimi, coscienti, consapevoli, colti, ma incapaci di subordinare se stessi e la propria individualità ai momenti di discussione ed elaborazione prodotti dal collettivo. Ne consegue per molti la cronica tendenza all’hegeliana “anima bella”, purtroppo tipicamente diffusa in ogni movimento rivoluzionario, ed in modo particolarmente forte tra gli intellettuali. La cosa sarebbe già di per sé drammatica, perché non agevola l’accumulazione di forze umane attorno ad una progettualità politica di ricostruzione. L’operazione diventa però meschina e inaccettabile quando si lanciano tali accuse all’unico partito che nell’ultimo decennio abbia difeso strenuamente non solo il comunismo dal punto di vista ideale, ma anche concreto, nell’esperienza sovietica e perfino nella fase staliniana. Così come oggi è una delle poche organizzazioni a difendere e valorizzare la Cina rossa.

Per farla breve: Formenti ci accusa di fare gli struzzi e di non aver rilanciato la notizia del processo ceco. Ignora che la sera stessa in cui pubblicava il suo articolo il sottoscritto lanciava la scuola politica di formazione del Partito Comunista con un incontro a Milano in cui era ospite il direttore di Marx21.it, Marco Pondrelli, in cui si è parlato moltissimo di revisionismo storico, in cui si è detta chiaramente la posizione del PC riguardo alla guerra in Ucraina, e in cui, guarda un po’, si è perfino ricordata la vicenda giudiziaria dei ricercatori cechi. Si tratta forse di un incontro marginale? No certo: è un incontro che si tiene nella capitale del capitalismo nostrano e con cui si è aperto un ciclo di una decina di conferenze curate o supervisionate direttamente dal sottoscritto (assieme alla federazione milanese nel suo complesso). Sottoscritto che è autore di un libro che si intitola, guarda un po’, Il totalitarismo liberale, che Formenti conosce bene avendogliene regalato io stesso una copia di cui abbiamo discusso, anche se non ne ha mai scritto. Formenti è al corrente poi del fatto che il Partito Comunista abbia da mesi pubblicizzato una Storia del Comunismo che a detta di molti è l’opera più completa in circolazione per combattere il revisionismo storico?

Come si può accusare quindi un’organizzazione come il PC di fare gli struzzi sul tema del revisionismo storico quando nomina il sottoscritto, che ha dedicato gli ultimi dieci anni della propria esistenza alla questione, nuovo responsabile nazionale della Formazione del Partito?

La verità è che Formenti, come molti altri intellettuali e compagni critici, o non conoscono o non riconoscono il valore di tale lavoro, il che sarebbe anche legittimo, ma andrebbe contestato nel merito. Il dubbio allora è che il vero oggetto del contendere siano i ragionamenti politici che ci hanno portato a costruire DSP, dando per scontato che questa “manovra elettoralista” porterà ad abbandonare certe critiche radicali fatte fino ad ora. La nostra risposta è che per decenni il residuale movimento comunista italiano si è fatto rinchiudere in recinti sempre più piccoli arrivando ad una condizione di insignificanza politica e culturale. La novità analitica che stiamo cercando di evidenziare è che il livello di controllo sociale e mentale raggiunto dal totalitarismo “liberale” rende impossibile oggi, nella situazione contingente italiana e internazionale, costruire un’egemonia partendo dalla nostra sola piccola organizzazione, indebolita anche dalla proliferazione di nuove sigle comuniste ultraminoritarie che con immensa irresponsabilità non fanno altro che alimentare nuova confusione.

Quello che stiamo cercando di fare è invece portare avanti la lotta politica, economica e culturale “costruendo un popolo” più ampio, capace di collegare le menzogne che ci vengono raccontate quotidianamente sulla guerra in corso alle menzogne che ci sono state raccontate quotidianamente sulla pandemia COVID, fino ad aprire gli occhi sulle menzogne che sono state raccontate sul comunismo e sulla storia dell’ultimo secolo. Qualcuno reputa vergognoso il fatto che noi si tenti di trasformare lavoratori di destra in comunisti. Mi viene da pensare che qualcuno semplicemente non è interessato a fare egemonia e lavora, direttamente o indirettamente, per la disgregazione costante e continua della vera opposizione politica all’imperialismo occidentale. Imperialismo occidentale, con conseguente borghesia transnazionale, che per noi restano chiaramente il primo nemico da combattere, nella consapevolezza della nostra grande debolezza.

In conclusione: i partiti sono fatti di uomini, e gli uomini possono sempre sbagliare, ma la divergenza di tattiche non può e non deve portare alle accuse infamanti, né tantomeno a identificare in chi porta avanti una battaglia di resistenza comunista il primo nemico da combattere. Se Formenti e tutti gli altri intellettuali critici vorranno smetterla di scrivere sciocchezze e dare seriamente il proprio contributo alla causa portando le proprie istanze critiche e costruttive nelle sedi del Partito, sono ben accetti, e io stesso sarei lieto di concordare con loro una serie di lavori necessari per strutturare al meglio l’opera di costruzione e rafforzamento di un’organizzazione comunista rivoluzionaria. Chi intende continuare a parlare di struzzi mentre è in corso la terza guerra mondiale possono proseguire a farlo, ma perderanno il nostro rispetto e soprattutto l’occasione di essere davvero utili alla causa per cui dicono di lottare.

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