ASSEMBLEA NAZIONALE FONDATIVA DI RESISTENZA POPOLARE

Apr 15, 2024 | articolo

Pubblichiamo il video della sessione pubblica dell’assemblea nazionale fondativa di Resistenza Popolare, svoltasi al teatro Flavio di Roma il 7 aprile 2024. La scaletta degli interventi è stata la seguente:

Alessandro Pascale – Resistenza Popolare

Igor Camilli – Patria Socialista

Samir Al Qariyouti – Giornalista Palestinese

Andrea Profili – Generazione Z

Damian Del Gado – Cons. Politico Ambasciata Cuba

Marcella Raiola – Com. contro Autonomia Differenziata

Mauro Casadio – Rete dei Comunisti

Franco Bartolomei – Risorgimento Socialista

Roberto Gabriele – Forum italiano dei Comunisti

Claudia Castangia – Resistenza Popolare

Gabriele Germani – Ottolina TV

Gabriele Rubini (Chef Rubio)

Veronica Duranti – Generazione Z

Alessandra Ciattini – Movimento per la rinascita Comunista

Salvatore Catello – Resistenza Popolare

Di seguito l’introduzione il testo scritto di Alessandro Pascale, membro provvisorio del Direttivo Nazionale, che ha aperto i lavori indicando le direttrici strategiche e le proposte di Resistenza Popolare.

Compagne e compagni,

vi ringrazio di essere giunti qui, con grandi sacrifici economici, per partecipare a questa assemblea fondativa di Resistenza Popolare. Sono consapevole di parlare davanti ad una platea cosciente di comunisti rivoluzionari, e questo è per me un grande onore.

Oggi siamo qui per lavorare alla ricostruzione di un’avanguardia comunista rivoluzionaria della classe lavoratrice e del popolo sfruttato, che si vedono peggiorare quotidianamente le proprie condizioni di vita e di lavoro.

Noi siamo comunisti, e la maggior parte di noi ha anni di militanza alle spalle e consapevolezza che l’origine dei mali non è un flagello di Dio, o la difesa dal “barbaro orientale”, o la semplice inettitudine del ceto politico che ci governa.

La causa prima della crisi che stiamo vivendo è dovuta all’incapacità delle élite borghesi occidentali di continuare a governare senza ledere le condizioni di vita dei propri stessi popoli. Per questo le élite transnazionali che guidano il blocco imperialista stanno alimentando con sempre maggiore intensità una serie di guerre in ogni parte del mondo per impedire l’ascesa di un mondo multipolare che ne vincolerebbe e limiterebbe le attività predatrici.

Tre giorni fa è ricorso il 75° anniversario dalla fondazione della NATO. Grandi celebrazioni, e una sfilata di burattini, borghesi, servi e complici ha festeggiato in pompa magna la “protezione” offerta dagli Stati Uniti. Gli USA vengono omaggiati appoggiando attivamente una guerra che ormai è su più fronti: Ucraina, Palestina, Yemen, e decine di altri scenari, tra cui la costante destabilizzazione di Cuba, di cui non si dice nulla, nel silenzio pressoché totale dell’opinione pubblica liberale.

Come comunisti sappiamo bene che la questione fondamentale, in ultima istanza, resta la conquista del potere politico per tendere all’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione.

Ma in questa fase storica prendiamo atto che non siamo abbastanza forti per prendere il potere. Oggi siamo tanti ma dobbiamo diventare molti di più. Dovremo lavorare sodo per consolidare un obiettivo intermedio strategico: la costruzione di un’organizzazione politica autonoma di comunisti che dal punto di vista ideologico poggi su uno sviluppo adeguato del materialismo storico e dialettico e dal punto di vista organizzativo abbia un radicamento reale nel movimento dei lavoratori e delle masse sfruttate.

Noi potevamo oggi costruire direttamente un partito, ma siamo consapevoli della nostra attuale insufficienza politica nel costruire da soli una simile avanguardia in tutto il territorio nazionale. Potremmo chiedere agli altri di aderire alla nostra organizzazione, ma ci rendiamo conto che negli ultimi 50 anni tutti hanno fatto gravi errori di analisi e di prassi. Anche noi abbiamo fatto degli errori, lo abbiamo già riconosciuto, e abbiamo capito che non c’è più alcun leader storico della “vecchia guardia” capace di rappresentarci. L’età media di questa sala è molto giovane. Siamo la generazione cresciuta nell’epoca del totalitarismo “liberale”. Siamo qui perché abbiamo una consapevolezza storica e politica superiore rispetto alla media, e abbiamo deciso di lottare per la classe oppressa, oltre che per noi stessi.

Siamo giovani, e i giovani credono sempre di saperne di più dagli anziani. A volte è vero, perché gli anziani possono scadere teoricamente e idealmente, nel corso del tempo, con conseguenti corruzioni politiche decisive, che conducono al più bieco opportunismo.

Noi siamo convinti di disporre dell’analisi teorica più avanzata ed attrezzata, aggiornata alla fase storica, che concerne non solo le nostre analisi sull’imperialismo e la sovranità nazional-popolare, ma anche un’avanzata consapevolezza della forza e delle strategie del nemico, che dispone di un controllo egemonico semi-totalitario che si attua attraverso tecniche raffinate e molteplici cerchie di potere, strutturate attraverso organizzazioni pubbliche, private, e segrete. Organizzazioni come il club Bilderberg o la Commissione Trilaterale sono solo la punta di un iceberg molto più vasto attraverso il quale poche centinaia di persone muovono i fili di una serie di comparse.

La vita e l’esistenza del nostro popolo, come di buona parte degli altri popoli del mondo, dipende dalle decisioni prese da questi circoli chiusi, capaci di infiltrarsi persino nelle più solide organizzazioni comuniste del ‘900, come hanno mostrato la storia dell’URSS e dello stesso PCI. Per queste ragioni riteniamo che la condivisione di un’analisi comune delle questioni internazionali sia un elemento imprescindibile per lavorare a qualsiasi tipo di ricostruzione politica alternativa al sistema.

Noi non potremo mai accettare di lavorare con chi parla di “opposti imperialismi”, perché siamo consapevoli che di imperialismo oggi ce n’è uno solo: quello occidentale a guida statunitense. Il mondo sta cambiando rapidamente verso un’ottica multipolare, e tende verso un riequilibrio dei rapporti di forza che non è solo progressivo di per sé, ma che apre la possibilità di rompere una volta per tutte l’egemonia borghese.

Viviamo in un periodo storico in cui la maggiore potenza economica mondiale è diventata ormai un paese guidato da un Partito Comunista. La Repubblica Popolare Cinese e la direzione politica del Partito Comunista Cinese mostrano concretamente che i comunisti sono in grado di garantire uno sviluppo economico pacifico di lunga durata. Bollare questa esperienza come una forma di imperialismo significa fare il gioco delle élite borghesi occidentali, che fanno proprio il messaggio che il capitalismo sia imperfetto, ma che non ci siano alternative a questo sistema. Non siamo nemmeno d’accordo nel giudicare la Russia un paese imperialista. La Russia è sì un paese capitalista, ma non imperialista. La guerra che sta conducendo in Ucraina è una guerra per la propria sopravvivenza, ed è una guerra scatenata ad arte dall’imperialismo occidentale per colpire non solo la Russia, ma indirettamente anche la Cina e l’intero fronte che si sta raccogliendo attorno ai BRICS.

In questo conflitto epocale che cambierà la storia dell’umanità non abbiamo dubbi sul fronte in cui schierarci, e se il conflitto precipiterà in fasi sempre più cruente non avremo timore ad affermare che il vero patriottismo passi dalla lotta aperta contro il governo guerrafondaio di Roma alleato subalterno del moderno fascismo importato da oltreoceano. L’internazionalismo proletario passa oggi dal sostegno attivo alle lotte politiche e militari tese a distruggere in mille pezzi l’imperialismo occidentale, che ha tenuto in scacco il mondo negli ultimi secoli.

Siamo consapevoli che non basta avere un’analisi adeguata se mancano le braccia a sostenerla. Per questo vogliamo confrontarci con le altre forze che come noi intendono dare una svolta socialista per il paese; crediamo che la proposta possa interessare anche tutti coloro che condividano la costruzione di un fronte più ampio capace di declinare antifascismo e antimperialismo, con una forte radice di classe, che lotti per spezzare le prima cerchie dell’imperialismo occidentale: per questo è fondamentale la condivisione dell’uscita dell’Italia dalla NATO e dall’UE. Sbaglia, peccando quanto meno di utopismo, chi pensa che queste organizzazioni possano essere democratizzate.

Il contesto attuale, segnato dalla terza guerra mondiale in atto, è troppo grave e urgente perché tutti noi cincischiamo pensando di costruire il nostro orticello, lavorando ad assorbire le organizzazioni altrui. Occorre lavorare in tempo rapidi per mobilitare il popolo e la classe lavoratrice di questo paese a scendere in piazza, scioperare, mobilitarsi contro questo governo servo di Washington e Bruxelles, che ci sta precipitando verso la catastrofe.

Le guerre in Ucraina e in Palestina stanno costituendo uno spartiacque decisivo per la nostra civiltà: il rischio di un’escalation militare è molto elevato. Al di là dell’opzione nucleare, che comporterebbe la fine della nostra civiltà, le proposte che vengono da Bruxelles di costruire un esercito europeo, se applicate, peggioreranno ulteriormente le condizioni di vita popolari.

Già oggi assistiamo ad una restrizione degli spazi di democrazia, ad una riduzione dei diritti civili e ad un annullamento dei diritti sociali. Il contesto è gravissimo, ed è per questo che dobbiamo muoverci in fretta, costruendo alleanze politiche con tutti i gruppi più consapevoli della situazione, che come noi condividano non solo l’ostilità alla guerra, ma la denuncia delle guerre dell’imperialismo occidentale.

Non è un dato scontato: molti tra coloro che sostengono la Palestina non sentono e non vedono alcun collegamento con quanto accade in Ucraina, né tantomeno in altre parti del mondo. Stessa cosa si può dire con il conflitto ucraino. Abbiamo visto sorgere la “sinistra per Israele”, abbiamo visto l’associazionismo di sinistra mobilitarsi per sostenere il popolo ucraino. I nemici indicati dal regime sono chiari: Putin e Hamas.

Se questi sono i nemici del regime, noi ribadiamo che il vero nemico è in casa nostra, ed è talmente forte da essere riuscito a fare il lavaggio del cervello a milioni di persone oneste e in buona fede. La proposta che facciamo a tutte le organizzazioni presenti, e anche ad altri con cui siamo in rapporti e che non hanno potuto essere presenti oggi, è di costruire assieme mobilitazioni contro la guerra e contro l’imperialismo occidentale a partire dai prossimi appuntamenti del 25 aprile, del 1° maggio e del 9 maggio, e magari ad una grande manifestazione nazionale da farsi entro la fine dell’estate.

Noi siamo consapevoli di vivere in un totalitarismo “liberale”, che grazie al controllo oligopolistico del circuito mediatico, economico, culturale e politico, riesce a controllare passivamente e quasi invisibilmente larghe masse popolari, convincendole che non sia possibile alcun tipo di alternativa a questo sistema.

Anche i più critici, anche coloro che hanno compreso alcuni ingranaggi della propaganda, non credono possibile che il regime sia così potente da averci manipolato non solo sulla guerra, ma anche sulla pandemia, sulle verità economiche, scientifiche, addirittura sulla storia del ‘900. Quanti sono i sedicenti comunisti e le persone di sinistra che, pur criticando il neoliberismo, magari perfino il capitalismo, poi denunciano i crimini di Stalin e dell’Unione Sovietica come pari a quelli del nazismo di Hitler?

Compagne e compagni, noi dobbiamo essere forti, ma per essere forti dobbiamo essere pazienti, dobbiamo studiare, dobbiamo saper rispondere in maniera educata, pacata, senza insultare, senza sbraitare. Dobbiamo saper comunicare la verità usando ogni tecnica utile, adattando la comunicazione, perfino il linguaggio se necessario, al livello dell’uditorio.

Per fare egemonia e squarciare il castello di menzogne costruito in decenni dal nemico dobbiamo saper sfruttare le armi predilette della borghesia liberale: il dialogo, il dubbio, la retorica. In tempi di crisi le certezze crollano facilmente, ma per far nascere una nuova coscienza bisogna fare piazza pulita di tutti i pregiudizi accumulatisi, e convincere l’interlocutore usando ogni strumento possibile: non esiste un’unica via per risvegliare le persone. Per qualcuno può essere utile un libro, per altri una serie di video, per altri ancora contano i fatti e qui servirà la nostra capacità di essere presenti e prendere la parola nei luoghi e nei momenti giusti, non avendo timore a parlare davanti a centinaia o migliaia di persone.

Non dobbiamo avere la risposta in tasca per ogni cosa. Nessuno di noi ce l’ha. Non ce l’hanno neanche le attuali classi dirigenti. Dobbiamo però essere capaci di costruire mobilitazioni e di intervenire dove sia possibile per portare un messaggio semplice: costruiamole assieme le risposte che servono. Confrontiamoci, dialoghiamo. Dobbiamo saper parlare con tutti, non solo ai compagni, che costituiscono una stretta minoranza della popolazione.

Questo lavoro va fatto con i singoli e va fatto con le altre organizzazioni con cui possiamo condividere questo percorso, o almeno una sua parte. Abbiamo una necessità assoluta di costruire alleanze politiche perché solo così riusciremo a ricostruire alleanze sociali larghe, coinvolgendo lavoratori e sfruttati. All’inizio si è sempre in pochi, ma costruendo aggregazione, sapendola gestire bene, trovando i giusti equilibri, facendo anche i necessari compromessi del caso, si può crescere rapidamente e si può imparare a conoscersi, arricchendosi reciprocamente per trovare le risposte del futuro. Siamo in una fase di transizione decisiva, in cui alla guerra di trincea si può passare rapidamente alla guerra di movimento. Alcune scintille sono già emerse. Dobbiamo essere pronti. Dobbiamo essere in prima fila nel promuovere le mobilitazioni con tutti quelli che ci stanno, ed essere presenti in ogni aggregazione sociale di protesta.

Questo dev’essere il senso di Resistenza Popolare: lavorare nel popolo, con il popolo, per il popolo!

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