BIOGRAFIA E CURRICULUM POLITICO-CULTURALE DI ALESSANDRO PASCALE
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Dopo poco più di un anno dalla pubblicazione, l’opera In Difesa del Socialismo Reale e del Marxismo-Leninismo ha superato la quota di 3000 “download”, anche se è verosimile supporre che coloro che abbiano aperto il testo almeno una volta siano molti di più, dato che alcuni compagni hanno affermato di averne diffuso delle copie su cd-rom (cosa che incentivo anche altri a fare). Da allora sono successe tante cose, tra cui soprattutto il lancio del progetto editoriale della collana Storia del Socialismo e della Lotta di Classe e l’uscita nelle librerie de Il totalitarismo liberale, grazie alla fiducia accordatami da Giordano Manes de La Città del Sole.
Non sono mancate però le ombre. Non è mancato, da quel fatidico 15 dicembre 2017, chi ha contestato non tanto l’opera, quanto soprattutto il suo curatore, ossia il sottoscritto. Ci sono due maniere per attaccare un libro: il primo è passarlo sotto silenzio; il secondo è attaccare il suo autore. Entrambe le strade sono state praticate nei confronti di In Difesa. Per quanto riguarda la seconda, gli argomenti utilizzati sono stati un po’ scarsini: mi hanno rinfacciato i molti anni passati a perdere tempo dentro il PRC… mi hanno dato del rossobruno… mi hanno dato del “professorino”… qualcuno è scocciato dalla continua sponsorizzazione dell’opera, quasi fosse una nuova Bibbia… mi accusano di arroganza, presunzione, ecc. ecc.
Vige il diritto di critica, né si può piacere a tutti, ma i più che hanno formulato tali accuse spesso non si sono neanche presi la briga di scaricare (gratis!) il testo e aprirlo per leggerne qualche pagina. Sembrano inezie, eppure non sono da sottovalutare. Posso capire benissimo lo scetticismo verso un giovane che all’età di 32 anni ha avuto la pretesa di fare quello che nessuno, né singoli, né organizzazioni, aveva pensato di fare nei decenni precedenti: raccogliere fonti, analisi, testi per cercare di attaccare a monte il revisionismo storico anticomunista, lanciandosi nella riscrittura della storia mondiale dell’ultimo secolo secondo l’ottica del materialismo storico.
Ciononostante sono arrivati molti più elogi che critiche. Anche i compagni più vicini mi chiedono come sia stato possibile realizzare da solo un’opera che è stata definita da alcuni “corposa”, da altri “monumentale”. Rispondo sempre che si tratta di un lavoro collettivo, al quale hanno collaborato una ventina di compagni. È vero che tali collaboratori mi hanno aiutato soprattutto nel lavoro di revisione, nel darmi preziosi consigli e osservazioni, mentre la produzione diretta è stata fatta da un minor numero di compagni, e solo per alcuni paragrafi. La selezione, la “ricopiatura” di molti testi, l’organizzazione dei materiali da inserire, così come la gran parte delle analisi, sono effettivamente opera del sottoscritto, e rappresentano il frutto di un decennio in cui effettivamente ho studiato e letto molto, scrivendo in maniera altrettanto copiosa, seppur, specie all’inizio, in maniera confusa, inadeguata e disordinata. Ribadisco inoltre che tale lavoro non è altro che una bozza, per quanto inedita e di valore, almeno a quanto emerge dalle recensioni pervenute finora1.
Attualmente, in vista della II edizione (che uscirà in primavera anche in tiratura cartacea limitata, su prenotazione)2, sto effettuando la revisione formale e grafica del testo e vi sto trovando molti errori, refusi e sviste, anche gravi, che rendono urgente il compito di apportare le dovute correzioni.
Riscontro però sempre più diffuso un certo scetticismo pregiudiziale verso l’opera, che è in buona misura un’ostilità probabilmente politica verso le tesi del sottoscritto. Quel che si mette in discussione più o meno implicitamente sono però le mie stesse competenze politiche e culturali. Dato che ciò rischia di danneggiare la diffusione dell’opera mi sono permesso quindi di raccogliere in un unico testo alcuni contenuti utili a smentire tali accuse più o meno silenziose: la mia lettera di dimissioni dal PRC (in cui ho tracciato un quadro generale della mia formazione politica e culturale) e l’elenco dei miei titoli accademico-universitari. Qualcuno aggiungerà alla lista delle accuse quella di “esibizionismo vanesio”.
Cerco di prevenire l’obiezione.
Quando con un manipolo coraggioso di compagni e compagne abbiamo pubblicato l’opera sul web, mi sono permesso di aggiungere il mio nome sul testo in quanto “curatore”, ma mi sono rifiutato di inserire mie foto, biografie o presentazioni generali. Per lungo tempo sul sito da cui era scaricabile l’opera la sezione “Autore” rimandava esclusivamente all’antologia che avevo preparato su Lenin alcuni anni fa e che avevo scelto di non inserire nel libro per ragioni di spazio. Non ritenevo necessario dare informazioni del sottoscritto, un po’ per ostilità verso la “società dello spettacolo”, un po’ perché mi rendevo conto della difficoltà di rendere credibile e “scientifico” agli occhi dei più un lavoro così ampio e ambizioso. Mi immaginavo già discorsi del tipo “un solo curatore? Così giovane?”…
Ritenevo quindi che il modo migliore di presentare l’opera fosse di descriverla come una mera raccolta di fonti realizzata collettivamente. Chi ha avuto modo di leggerne almeno una parte avrà constatato che questo è vero fino ad un certo punto, dato che in realtà le stesse scelte di selezione e le numerose analisi che vi si trovano rendono l’opera qualcosa di estremamente particolare e difficilmente definibile in poche parole. Credo che il modo migliore di descrivere In Difesa del Socialismo Reale sia questo: l’aggiornamento di una protesta consapevole e rabbiosa, conseguente alle contraddizioni interne del sistema capitalistico.
Mi sono reso conto infatti che la riforma dell’ordinamento universitario (il famoso 3+2), il mio ingresso nel mondo del lavoro in piena crisi economica (mi sono laureato nel 2010) con le conseguenti difficoltà a trovare un impiego stabile, mi hanno obbligato negli anni a dare, con profitto ed in un lasso di tempo relativamente breve, un numero considerevole di esami e concorsi. Ho avuto la fortuna, il privilegio, e anche la necessità di studiare molto, con lo scopo primario di farmi strada nel mondo del lavoro. Non ho termini di paragone per sapere se il mio caso sia “eccezionale”. È un problema generazionale, questa pena di dover essere ultra-formati per “conquistare” uno stipendio precario e spesso ai limiti della sussistenza. La borghesia, che con la sua furibonda lotta di classe fatta di “competitività”, “flessibilità”, “formazione continua”, ecc., ha sancito la proletarizzazione mia e di altri milioni di lavoratori, ma in questo caso la legge della concorrenza è stata un’arma che le si è rivolta contro. Nel mio caso questa formazione acquisita su vari fronti, teorici e pratico-politici, mi ha permesso accumulare una serie di dati ed esperienze non così comuni. Tra gli “studiosi”, poi, in pochi hanno avuto la voglia di organizzare e diffondere sistematicamente, secondo una progettualità politica e militanti, i saperi acquisiti.
Mi sono chiesto spesso perché nessuno abbia fatto prima il lavoro che ho svolto. Oltre alla questione generazionale mi sono dato altre risposte:
1) la trasformazione della “democrazia liberale” in un moderno totalitarismo, che ha sussunto la gran parte della società nel “pensiero unico”;
2) l’inerzia e la debolezza teorica e pratica delle organizzazioni comuniste, negli ultimi decenni sempre più indifferenti alla “battaglia culturale” e al tema della formazione;
3) il banale fatto che solo nell’ultimo ventennio siano uscite opere di grande spessore che in pochi hanno avuto la fortuna di scoprire e di “assemblare”, perdendosi in vari divertissements o nel grande mare magnum del mercato editoriale attuale.Ci sono insomma, anche in questo caso, delle risposte molto “materiali” alla questione di come e perché sia stato possibile realizzare solo ora un’opera di questo tipo.
L’unico merito che ho, e chiedo scusa se risulterò arrogante per rivendicarlo, è stato di avere avuto la voglia, la costanza e il tempo di organizzare questo lavoro prima di altri, avvalendomi del contributo di intere generazioni di studiosi e compagni che mi hanno preceduto. Per questa ragione continuo a ritenere che l’opera sia il frutto di un intellettuale collettivo che si è stratificato nel tempo e nello spazio. Questo è il motivo per cui insisto nell’affermare che In Difesa del Socialismo Reale e del Marxismo-Leninismo non è un libro “di” Alessandro Pascale. È un libro “curato da” Alessandro Pascale. La differenza è sostanziale e obbliga tutti a confrontarsi con quanto è stato elaborato dal meglio della letteratura critica di cui sono pervenuto finora a conoscenza, con tutti i limiti del caso. Continuare a ignorare quest’opera sarebbe solo l’ennesimo atto suicida di una “sinistra” incapace di riscoprire se stessa.
Gli uomini e le donne sono artefici del proprio destino, ma solo se sono capaci di fronteggiare e sconfiggere i pregiudizi con cui le istituzioni e i media li bombardano quotidianamente.
Altrimenti sono già sconfitti in partenza
Milano, 24 gennaio 2019
Alessandro Pascale
Per scaricare
Biografia e curriculum politico-culturale di Alessando Pascale
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NOTE
1Si veda Redazione (a cura di), Recensioni e commenti su “In Difesa del Socialismo Reale”, Intellettualecollettivo.it, 25 ottobre 2018, disponibile su http://intellettualecollettivo.it/recensioni-e-commenti-su-in-difesa-del-socialismo-reale/.
2Per informazioni si veda https://www.produzionidalbasso.com/project/storia-del-socialismo-e-della-lotta-di-classe/.
IN DIFESA DEL SOCIALISMO REALE E DEL MARXISMO-LENINISMO
Due volumi, 24 capitoli, per complessive 2500 pagine. 20 pagine di Indice. 80 pagine di sola bibliografia. Di fatto un volume enciclopedico sulla storia contemporanea e sulle questioni fondamentali del socialismo reale . Questo e molto altro è “A cent’anni dalla Rivoluzione d’Ottobre. In difesa del socialismo reale e del marxismo-leninismo” a cura del ricercatore storico e militante politico Alessandro Pascale
STORIA DEL SOCIALISMO E DELLA LOTTA DI CLASSE
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